Corpi Indocili.
Incontro con Anna Trapani – Archivio delle Donne "L'Orientale" Napoli

di Alessandra Marino

La lunga attività artistica di Anna Trapani attraversa anni cruciali per l'affermarsi di un'arte femminista che ricerca un linguaggio adatto a rappresentare il femminile. Nel tracciare il percorso biografico dell'artista sono molte le mostre a cui dovrei fare riferimento, ma basterà ricordare la sua partecipazione alla XXXIX biennale di Venezia nel 1978, all'"International festival of women artists" di Copenaghen (1980) o la mostra del 2000 al Maschio Angioino di Napoli per dare un'idea della sua grande esperienza internazionale. Tuttavia, piuttosto che stilare un elenco della sua produzione, vorrei qui far rivivere il lavoro di Anna attraverso l'affettività che regala, un'affettività che ha riunito attorno a lei il gruppo di giovani ricercatrici "Fichu", di cui anch'io faccio parte. Partirò quindi dai miei ricordi. Gli con Anna Trapani sono stati preziosi momenti di condivisione di opinioni e prospettive tra donne di diverse generazioni. Anna è generosa nel parlare di sé e riesce a far dialogare la memoria della propria attività politica e artistica con la multiforme realtà odierna. Un oggi che spesso risponde ad immagini come la Medusa che ride di Cixous o all'Ondina di Bachmann come uno specchio distorcente, esponendo e mercificando la femminilità.
Con Anna si è creato un ponte, trasformatosi poi nell'occasione di immergerci nella sua storia del femminismo nella città di Napoli. Nelle conversazioni ella ha più volte sottolineato il ruolo cruciale delle ferventi attività del movimento femminista napoletano degli anni Settanta e Ottanta per la sua esperienza di donna pittrice. Il gruppo, sfidando testardamente l'individualismo e il leaderismo maschili, sosteneva la necessità di incontri, incroci e collegamenti personali, in un produttivo intreccio di vita e arte. L'impegno in una lotta per acquisire spazi fisici di autorappresentazione, come il laboratorio "Spazio Donna" nel vico dei Santi Apostoli, un luogo di unione per scrittrici, artiste, intellettuali e donne di diverse generazioni, aveva infatti il suo corrispondente nell'apertura, attraverso l'arte, di spazi nuovi per l'immaginario. Il mondo della cultura cosiddetta "alta" era "saturo" di significati – racconta Anna – una sfera apparentemente inaccessibile, in cui introdursi voleva dire far breccia in una cementificata tradizione pubblica maschile. E c'era bisogno di far breccia.
Ascoltando Anna la prima volta, mi venne in mente, quasi automaticamente, una celebre intervista radiofonica di Virginia Woolf sul "mestiere delle parole".1 L'intervento del 1937 alla radio rintracciava la sfida irriducibile della scrittura, ancor più pressante per quella femminile, che risiede nel dover operare all'interno di una rete di affiliazioni tra parole e espressioni "tradizionali". Prendendo ad esempio il termine "imporporare", Virginia Woolf si chiede: "chi può mai usarlo senza aggiungere 'innumerevoli mari'?", facendo riferimento al celebre, cristallizzato verso di Macbeth ("multitudinous seas incarnadine" cfr. atto II, scena 2). Tuttavia, alla staticità dei matrimoni tra parole, contratti con la tradizione, la scrittrice oppone "la loro caratteristica più sorprendente: il bisogno di cambiare".
Le parole sono sfuggenti ed è del tutto inutile "imporre regole a tali impenitenti vagabonde". Le parole di cui parla Woolf e le figurazioni di Anna Trapani, che dialogano con l'estetica dell'arte occidentale, mi appaiono allo stesso modo delle "impenitenti vagabonde". Impenitenti e certamente vagabondi sono i nudi femminili dei suoi quadri che, impegnati in una danza inarrestabile, come recita il titolo di questo incontro, sono CORPI INDOCILI.
CORPI – sono sia la materia viva sia i legami tra corpi che si annodano e si toccano. Nella relazione, i corpi eccedono la semplice unione delle loro parti e intrecciandosi emanano una forza affettiva che li/ci riguarda.
INDOCILI – Donne nude, anche quando dormono o sognano, sono disobbedienti, indisciplinate, irrequiete e fiere. La loro ribellione, allo scoperto, parla dell'attività politica dell'artista, dell'etica che sottende alle scelte estetiche. Di queste lascio Celeste parlare più approfonditamente.

1 Una conversazione trasmessa alla radio il 20 aprile 1937 e poi ripubblicata a cura di Leonard Woolf in The Death of the Moth and Other Essays nel 1942, ed. it. in Ore in biblioteca e altri saggi, a c. di Paola Splendore, Milano, La tartaruga 1991, pp. 141-148 http://www.labottegadellelefante.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1842&Itemid=37